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Piacenza, Terra di Passo

Alla fine del ‘400, Leonardo da Vinci era impegnato nella costruzione del monumento equestre di Milano, quindi chiese alla famiglia Fabbricieri, amministratori della cattedrale, di potersi occupare anche delle porte in bronzo del Duomo di Piacenza, ma la sua richiesta non fu presa in considerazione. In quel tempo Piacenza era un passaggio obbligato per raggiungere Milano, esattamente come accadeva a Firenze nei confronti di Roma, quindi Leonardo sapeva che la sua opera sarebbe stata ammirata da una grande quantità di persone comuni e nobili influenti. Oggi ritroviamo il legame tra Leonardo e Piacenza nel suo Codice Atlantico, la più ampia raccolta di disegni e scritti di Leonardo da Vinci, attualmente conservata presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, nel quale l’artista definisce Piacenza come “terra di passo”. Incastonate tra il Po e l’Appennino, Piacenza e la sua provincia disegnano un territorio che si fa strada tra valli, fiumi, vigneti e panorami impreziositi da numerosi castelli, torri e campanili; è un insieme di 40 comuni per un totale di quasi 300 mila abitanti. La provincia di Piacenza si estende nella pianura Padana a sud del fiume Po, nella parte occidentale della regione Emilia-Romagna, la cui parte meridionale è montuosa e collinare e qui si trovano infatti le principali valli piacentine che da ovest ad est sono: la val Tidone, la val Trebbia, la val Nure e la val d’Arda. Torrenti e fiumi sono indubbiamente un aspetto importante della provincia, ma il ruolo di assoluto protagonista è senza dubbio del Po, che qui vive alcune delle sue storie più mitiche.

 

DUE PASSI IN CENTRO A PIACENZA

La città di Piacenza si presenta nella classica configurazione di molti capoluoghi di provincia italiani, con un numero di abitanti intorno alle 100 mila unità, un centro caratterizzato da un ricco patrimonio artistico e culturale e dalle vie che ricordano la genesi medioevale della città. Su questa città risulta curiosa e allo stesso tempo stimolante, la descrizione data dal giornalista del ventesimo secolo Guido Piovene: «La Lombardia muore a Piacenza, e ad essa subentra l’Emilia; ma, pure appartenendo alla regione emiliana, Piacenza è ancora una città lombarda». D’altra parte, sappiamo tutti che l’Emilia Romagna è una delle regioni più ricche di contraddizioni campanilistiche, a partire proprio dal nome, che ne equipara le due distinte anime. Come succede anche in altre città, il Duomo rappresenta un vero e proprio polo di attrazione intorno al quale organizzare il piano delle visite. Edificato in due fasi, tra il 1122 e il 1150 e il 1202 e il 1235 (date approssimative per via di diversità che si riscontrano nelle diverse fonti storiche) è strutturato secondo lo stile romanico con aggiunta, nella seconda fase di completamento, di elementi gotici. La Cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina, nota più comunemente come il Duomo, è il principale luogo religioso della città, alla cui facciata si accede con una scalinata, in marmo rosa e arenaria, che si spalanca su tre particolari portali di accesso, con colonne sorrette da cariatidi o leoni. Non lontano dal Duomo si trova Piazza Cavalli, che deve il suo nome a due sculture equestri di Alessandro e Ranuccio Farnese, realizzate da Francesco Mochi in stile barocco, su cui si affacciano il Palazzo Comunale, detto Il Gotico, noto per avere ospitato anche Francesco Petrarca e il Palazzo del Governatore. Una sosta obbligata va dedicata alla antichissima di Chiesa di Sant’Antonino, una basilica paleocristiana, eretta nel 350 direttamente da San Vittore, primo vescovo di Piacenza, ristrutturata con successo nei primi del ‘900 dall’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata e alla Basilica di San Savino, in cui ammirare la sovrapposizione dello stile romanico e barocco, per via della ricostruzione successiva alle invasioni barbariche. Prima di lasciare la città, salite la scalinata che collega Via Mazzini a Via San Bartolomeo: è nota come “La muntä di rat”, nome che deve la sua origine al fatto che, con le piene del Po, i topi la utilizzavano per fuggire dall’acqua.

 

A SPASSO PER BORGHI ANTICHI

La provincia di Piacenza offre ai suoi visitatori alcuni borghi che sono veri gioielli artistici, nei quali il tempo diventa un concetto relativo e si è facilmente portati a sognare di vivere in una vera storia medievale; non per nulla diversi di essi sono stati il palcoscenico di storie televisive e cinematografiche, una fra tutte la pellicola Ladyhawke, diretta da Richard Donner e interpretata da Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, girata anche a Castell’Arquato nella parte alta del borgo, con la rocca Viscontea, la piazza antistante e la collegiata. Facciamo dunque un salto in due di questi borghi, uno storico e uno frutto di un’utopia nata dal sogno di un uomo influente del passato.

CASTELL’ARQUATO

È un comune italiano che conta meno di 5.000 abitanti, strategicamente situato sulle prime alture della Val D’Arda, a 30 chilometri da Piacenza, caratterizzato da un bellissimo borgo medievale arroccato lungo la collina, in posizione ideale per dominare il territorio circostante. Il borgo è costruito secondo la struttura classica e non ha subito negli anni modifiche degne di nota, per cui cultura, storia, ricchezze naturalistiche e gastronomia si fondono ancora oggi in un’armonia perfetta. Situato in un territorio abitato dall’uomo sin dal Paleolitico inferiore, il territorio viene poi colonizzato da tribù liguri e gallo-celtiche, prima di entrare a far parte dei possedimenti controllati dai romani, per poi cominciare a crescere in epoca longobarda. È nel 1292 che vengono decise la costruzione del Palazzo del Podestà, del Palazzo Ducale, successiva alla Collegiata di Santa Maria, sorta nel 1122, sul luogo occupato da una precedente chiesa risalente al 758 e crollata a seguito di un terremoto nel 1117. Con la costruzione della Rocca Viscontea, sorta su fondazioni precedenti tra il 1342 e il 1349 per volontà di Luchino Visconti, il borgo assume contorni che, grazie anche alle aggiunte successive, ha mantenuto inalterato nel tempo il suo fascino unico. Passeggiare tra le vie del borgo significa entrare in totale empatia con un passato millenario.

GRAZZANO VISCONTI

Il mondo moderno è caratterizzato dalla presenza di personaggi eclettici che, con le proprie idee e intuizioni, hanno dapprima cambiato il nostro modo di vivere ed ora ci proiettano verso nuovi confini con lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e il nuovo corso dell’avventura nello spazio. Personaggi del genere ci sono comunque sempre stati e questo borgo, frazione di Vigolzone, sulla cui storia si ha nota in documenti ufficiali a partire dall’anno 1114, deve la sua popolarità all’idea del Duca Giuseppe Visconti di Modrone, che decise di riportare a nuova vita il castello medievale posto a guardia della zona da Gian Galeazzo Visconti e di sostituire le fatiscenti case rurali del borgo adiacente con nuovi edifici in stile quattrocentesco. Le opere di costruzione del borgo iniziarono nel 1906 e già nel 1915 l’area assunse il nuovo aspetto, che si sviluppa a ferro di cavallo intorno al castello. Il borgo è stato progettato in modo che i suoi abitanti avessero tutte le comodità e i vantaggi dell’epoca moderna e al tempo stesso vi potessero studiare e lavorare per esprimere la propria creatività attraverso le arti e l’artigianato, come avveniva nel periodo medievale. Non si tratta dunque di un falso storico o imitazione, ma la vera e propria creazione di un luogo perfetto, in cui migliaia di turisti ogni anno rivivono le emozioni del passato.

 

I TESORI DEL FIUME PO

Tutti sanno che il Po è il fiume più lungo d’Italia che, con i suoi 652 chilometri, attraverso la Pianura Padana viaggiando per gran parte dell’Italia settentrionale da ovest verso est; non è la lunghezza però il lato più affascinante di questo fiume, basti pensare che in Europa sono una cinquantina i fiumi con un percorso più lungo, ma il fatto che sulle sue rive sono concentrate oltre un terzo delle industrie e della produzione agricola nazionale, così come oltre la metà del patrimonio zootecnico italiano. Il tratto piacentino del fiume Po comprende 100 Km della sua sponda destra, che inizia il suo percorso nella pianura aperta, poi si piega più volte su sé stesso, formando numerosi meandri quasi ininterrottamente da Castel San Giovanni a Castelvetro. Canneti e saliceti, ninfee gialle e castagne d’acqua, boschi umidi e rigogliosi caratterizzano il suo percorso, dove si raccoglie un patrimonio ittico e avifaunistico di assoluto rispetto: ogni luogo vicino al grande fiume può essere considerato magico, ma le soste obbligate sono senza dubbio all’Oasi de Pinedo, ubicata non lontano da Piacenza e Il Parco di Isola Giarola, insediato nella golena del fiume Po in Comune di Villanova sull’Arda. La prima è un’ampia zona di macchia lungo il fiume, dove nidificano varie specie di uccelli acquatici, alcuni caratteristici dell’isola, il falco di palude, l’airone rosso e la rana Lataste, specie anfibia minacciata di estinzione; una zona rimasta fortunatamente immune da interventi di antropizzazione, in cui sono vietate la caccia e la pesca, il che ha favorito di conseguenza lo sviluppo di un così vasto e ricco popolamento di volatili. La seconda è posizionata dove un tempo scorreva il Po e dove oggi si trova un lago che è in realtà un bacino artificiale che ha avuto origine da attività estrattive terminate nel 1995, a cui sono seguiti numerosi interventi di ripristino ambientale che hanno favorito il recupero di una totale naturalità. Il lago, situato sulla riva destra del Fiume Po nell’area golenale delimitata dai torrenti Arda, Ongina e dal Cavo Fontana, è un luogo ideale per numerose attività, a piedi o noleggiando biciclette, seguendo il proprio istinto o il percorso guidato ecologicoambientale.

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