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Pordenone: la città dipinta

Pordenone è la principale città del Friuli occidentale, sorta sulla sponda del fiume Noncello (il cui breve corso termina poco oltre nel fiume Meduna, principale affluente del Livenza) e conta circa 52.000 abitanti che, comprendendo l’area urbana circostante con i comuni di Cordenons, a est, e quello di Porcia, a ove st, diventa no quasi 86.000. Il numero di residenti in quest’area è stato fortemente influenzato negli anni ‘60 dall’enorme crescita economica della Zanussi, società di produzione di elettrodomestici, che attirò decine di migliaia di persone, portando la popolazione dell’area a triplicare. Pordenone divenne provincia solo nel 1968, poiché fino ad allora tutto il territorio era coperto dalla provincia di Udine; formalmente soppressa come ente amministrativo, dunque come provincia, nel 2014, mantiene comunque le prerogative connesse alla qualifica di “capoluogo di provincia”. Dal 1974 la città è anche sede vescovile della diocesi di Concordia-Pordenone, anche se già dal 1919 a Pordenone era ubicato il seminario vescovile, con la scuola di teologia. Il dialetto pordenonese è la variante coloniale del veneto parlata a Pordenone e dintorni, un idioma che rende la città quasi un’isola linguistica, differenziata dalla pianura circostante sostanzialmente friulanofona (seppure fortemente influenzata dalla vicinanza al Veneto), per l’effetto della cosiddetta “venetizzazione”, un influsso “calato dall’alto” da mercanti e famiglie nobili provenienti dal Veneto, che a Pordenone ha generato inflessioni del tutto uniche. Nel nostro racconto andremo a scoprire gli angoli più suggestivi della città e alcuni borghi particolarmente degni di nota della provincia, ma invitiamo tutti gli appassionati di storie antiche a non perdersi il sito palafitticolo preistorico Palù di Livenza, che nel giugno del 2011 è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, un luogo molto stimolante, ma anche una grande opportunità di passare del tempo nella natura all’aria aperta.

A PASSEGGIO TRA PALAZZI E… DIPINTI

Capita spesso che Pordenone venga paragonata a Venezia, perché una passeggiata tra i suoi palazzi e le sue bellezze architettoniche fa sicuramente evocare il fascino della più illustre città veneta: influenzata dai domini Veneziano ed Asburgico, periodi che l’hanno profondamente cambiata anche esteticamente dopo il rogo del 1318, la città ha successivamente conquistato l’appellativo di “città dipinta”, poiché camminando per le vie del centro e in particolare lungo corso Vittorio Emanuele, possiamo ammirare i numerosi “documenti dipinti” che appaiono sulle facciate dei palazzi. Si tratta di coloratissimi e affascinanti affreschi, che un tempo avevano un significato molto importante per le famiglie che abitavano gli edifici del centro e questo è motivo per cui tali abbellimenti sono spesso affiancati a stemmi dell’impero asburgico o di altre famiglie nobiliari dell’epoca. Nei dipinti delle facciate si possono ammirare segni zodiacali, decorazioni floreali e animali, abbellimenti geometrici ma anche statue, tutto in linea con il periodo storico in cui veniva ristrutturato il palazzo. Ve ne vogliamo citare alcuni, partendo da Palazzo Ricchieri, al numero civico 51 di Corso Vittorio Emanuele, lasciato in eredità al Comune nel 1949 dal conte Lucio Ernesto Ricchieri di Sedrano; dal 1970, dopo un importante restauro, il palazzo è la sede del Museo Civico d’Arte di Pordenone ed ospita la pinacoteca. Estremamente interessante è anche il Palazzo Mantica-Cattaneo, frutto dell’unione di due edifici adiacenti ma distinti, risalenti al periodo compreso tra XIV e XV secolo, che nell’attuale configurazione possiede un impianto irregolare assimilabile a un rettangolo, con una corte interna. Qui si riposò un giovane Napoleone Buonaparte nel 1797, lungo il percorso che lo avrebbe portato alle vittoriose battaglie in Friuli contro l’esercito austriaco. Un’altra interessante opera è senza dubbio il Palazzo Varmo-Pomo, chiamato tradizionalmente “Casa dei Capitani”, che  si trova all’angolo tra Corso Vittorio Emanuele e via del Mercato, in cui gli affreschi delle facciate esterne rappresentano una preziosa testimonianza del gusto decorativo sviluppatosi nel XV secolo, una decorazione realizzata a “finta tappezzeria”, ovvero con una ripetizione seriale di un motivo base, come avviene nelle stoffe. Infine, citazione d’obbligo per Casa Gregoris Bassani, edificata intorno al XV secolo, nota tra il Settecento e l’Ottocento come “Casa de muro copperta di coppi in due solai”, sulla cui facciata tre fregi fungono da marcapiano con maschere, delfini, sirene, tritoni e ippogrifi. La presenza dello stemma dei Gregoris fa supporre che il piccolo edificio un tempo fosse tutt’uno con il più sfarzoso e confinante palazzo Gregoris.

ANDAR PER BORGHI

La provincia di Pordenone si estende su una superficie di oltre 2.275 chilometri quadrati, in un territorio che comprende parte delle Prealpi Carniche, una parte collinare ed una parte della pianura friulana, mentre non ha sbocchi sul mare Adriatico, a differenza delle altre province del Friuli-Venezia Giulia. Il territorio conta 50 comuni, all’interno dei quali vanno segnalati i luoghi che sono stati inseriti nel prestigioso elenco dei Borghi più Belli d’Italia: Cordovado, Fagagna, Poffabro, Strassoldo, Valvasone e Venzone. Proprio del paese di Venzone citiamo una curiosità storica, legata alla possibilità di vedere dei corpi mummificati chiamati “Mummie di Venzone”, che appartengono a persone vissute tra il 1348 e il 1881. La loro mummificazione è dovuta a particolari condizioni ambientali che si verificarono in alcune tombe del Duomo, in cui si creò la Hypha bombicina Pers, una muffa che disidrata i tessuti inibendone la decomposizione. Segnaliamo anche il castello di Cordovado, dove è possibile ammirare l’ambito esterno costituito dal fossato, dalle mura, dai ponti in muratura e dalle due caratteristiche torri portaie e, al confine con Sesto al Reghena, la famosa fontana di Venchiaredo, circondata dagli alberi di un piccolo ma piacevole bosco, dove si sviluppò un primo nucleo di parco letterario che richiama i luoghi descritti ne “Le confessioni di un italiano” di Ippolito Nievo. Anche a Fagagna è presente un castello, oggi poco più di un rudere, che sorge su un sito abitato fin dall’epoca romana, anche se la prima documentazione ufficiale risale al periodo patriarcale intorno all’anno 983. Poffabro deve il suo fascino all’effetto incantatore delle pietre tagliate al vivo e dei balconi di legno, elementi schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento nelle corti racchiuse su sé stesse, o nelle lunghe schiere di abitazioni di pianta cinque-seicentesca. Strassoldo rappresenta un esempio di antico borgo medievale, estremamente ben conservato, e di raro fascino, il cui complesso monumentale appare al giorno d’oggi nel suo rimaneggiamento settecentesco, suddividendosi nel Castello di Sotto e il Castello di Sopra. A Valvasone infine è da ammirare il Duomo del Ss.mo Corpo di Cristo, che deve la sua intitolazione alla reliquia del miracolo della Sacra Tovaglia in esso conservata.

PORDENONE: EVENTI E CURIOSITÀ

Una prima notizia curiosa che riguarda la città di Pordenone viene da una fonte altamente autorevole: il Viminale ha infatti redatto l’indice della criminalità 2023, nel quale la città friulana si posiziona al terzo posto assoluto, scivolata indietro di una posizione, dopo essere stata addirittura seconda solo ad Oristano, che si conferma leader di virtuosità. Un motivo in più per visitare questa città. Tra le tante personalità note del Friuli Venezia Giulia, ne vogliamo ricordare una in particolare, in quanto è forse quello più celebre storicamente: stiamo parlando di Primo Carnera, campione mondiale dei pesi massimi del pugilato tra il 1933 e il 1934, durante il periodo vissuto negli USA, dove era approdato nel 1929 giungendo dalla Francia. Carnera era però originario di Sequals, un paese che attualmente conta circa 2.000 abitanti, dove tornò a fine carriera nel 1967. Il “Gigante buono” morì poco dopo, proprio nel 34º anniversario dalla conquista del titolo mondiale dei pesi massimi, il 29 giugno 1967. Vicino a Maniago, sorge invece la città di Vajont, costruita nel 1971 per accogliere tutti gli sfollati della strage del Vajont, accaduta 8 anni prima, il 9 ottobre 1963, quando una frana si staccò dal monte Toc e precipitò nel bacino provocando un’onda che superò la diga e distrusse il paese di Longarone causando 2.000 vittime. Un evento che ha segnato profondamente questo territorio e che mai potrà essere rimosso dalla memoria degli abitanti dell’intera regione. Una storia curiosa coinvolge invece un comune della provincia di Pordenone che conta circa 16.000 abitanti: stiamo parlando di Azzano Decimo, menzionata nel film “Captain America – Il primo Vendicatore” come luogo della “battaglia di Azzano“. Nel film viene mostrata una mappa del nord-est d’Italia che fa presumere che l’Azzano a cui fa riferimento il film sia proprio “Azzano Decimo”, anche se gli abitanti della vicina provincia di Udine sostengono un’ipotesi alternativa, nella quale la citazione potrebbe riferirsi alla frazione Azzano di Premariacco.

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