Viaggiare

Reggio Calabria: in punta di stivale

In una poesia elogiativa di Ibico, un poeta greco antico di lirica corale, tratta dall’Antologia Palatina, si trova questa descrizione: “Io canto Reggio, l’estrema città dell’Italia marina / che si abbevera sempre all’onda di Trinacria”. Unica città metropolitana della regione, pur con meno di 200 mila abitanti, Reggio Calabria rappresenta un punto di riferimento estremamente importante, con una storia che l’ha vista spesso rivaleggiare o condividere le avventure e sventure, con la dirimpettaia Messina. Proprio il devastante terremoto del 1908 ha legato i destini di queste due città, così come la forte volontà di ricostruzione che ha caratterizzato gli anni successivi. La curiosa posizione sulla punta dello stivale italiano, ne fa una città simbolo, ancor più proiettata verso il mare di quanto avviene in genere alle città sulla costa. Ci troviamo proprio nel cuore del Mare Mediterraneo, in una città ospitale, ricca di monumenti storici, ma che presenta una vitalità e una modernità assolutamente palpabili.
Nel nostro cammino vi portiamo a conoscere sia bellezze celebri in tutto il mondo, come i famosi Bronzi di Riace, ma anche aspetti curiosi legati a fenomeni naturali che, come consuetudine di queste storie, sono avvolti dal mistero di leggende lontane.

NELLE STRADE DI REGGIO CALABRIA

È risaputo che uno degli aspetti più piacevoli delle città del sud sta nell’opportunità di beneficiare di un clima mite in ogni periodo dell’anno, costante che a Reggio Calabria favorisce le passeggiate per ammirare il paesaggio, fare un po’ di shopping, ma soprattutto camminare sullo splendido lungomare Falcomatà, che si sviluppa su un tratto lungo quasi 2 chilometri, da Piazza Indipendenza a Piazza Garibaldi ed è adornato da palazzi in stile liberty, monumenti e una grande varietà di alberi tra cui specie tropicali e subtropicali centenarie. Lungo il cammino si possono ammirare i tesori archeologici dell’epoca greco romana, un impianto termale romano, una fontana commemorativa e un teatro all’aperto in stile greco, oltre a tre gigantesche sculture umanoidi dell’artista romana Rabarama, collocate nel 2007 come atto successivo ad un ottimo lavoro di riqualificazione effettuato nel 1994.Proprio sul lungomare di Reggio Calabria, in certi particolari momenti, ci si può imbattere nel celebre miraggio della Fata Morgana. Tralasciando il Museo Archeologico Nazionale, a cui va dedicato un discorso a parte, sia per la quantità e qualità di tesori conservati, ma soprattutto per la notorietà dei famosi Bronzi di Riace, la città di Reggio Calabria offre diversi capolavori da ammirare, a partire dai palazzi del già citato lungomare Falcomatà, da Villa Genoese Zerbi, a Palazzo Spinelli e ancora a Palazzo Zani. Ci soffermiamo sul Duomo di Reggio Calabria, l’edificio sacro più grande di tutta la regione, una bellissima opera d’arte inaugurata nel 1928, totalmente ricostruito dopo il terribile terremoto del 1908, definitivo evento nefasto di una serie di incendi, devastazioni e restauri precedenti. Il Duomo presenta uno stile neoromanico e lungo i suoi 94 metri, presenta tre navate con gli interni illuminati da grandi vetrate policrome. Particolarmente pregevole è la cappella del Santissimo Sacramento, un meraviglioso esempio di barocco della Calabria meridionale.
Una sosta obbligata è senza dubbio quella alla Chiesa degli Ottimati, in pieno centro cittadino, un’opera che risale al 955 d.C., ma si ritiene che la cripta fosse lì già dal VI secolo; anche in questo caso si tratta di una ricostruzione del secolo scorso, inaugurata nel 1933. Se pur demolito in parte dal terribile terremoto, non va scordato il Castello Aragonese, che conserva ancora la sua fierezza e offre dalla propria terrazza panoramica, una vista assolutamente unica. Si presume sia stato realizzato dai Bizantini addirittura nel 549 d.C., divenuto nel 1059 residenza dei Normanni e fortificato da Ferdinando d’Aragona nel 1458.

I BRONZI DI RIACE

Nato nel 1954 per raccogliere le collezioni civiche e statali degli scavi condotti dall’archeologo trentino Paolo Orsi e dalla Soprintendenza della Regione Calabria, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, rappresenta con i suoi 11.000 metri quadri di estensione, uno dei musei più rappresentativi della Magna Grecia in Calabria. Al suo interno si possono ammirare reperti che vanno dalla preistoria fino al periodo Romano, tra cui esemplari davvero unici come due scheletri di Homo Erectus e una serie di strumenti di vita quotidiana del neolitico: particolarmente ammirati sono i resti di alcuni contenitori per il trucco, in cui sono rimasti conservati piccoli resti di ombretti e cipria usati dalle donne più di 4.000 anni fa. Inutile dire che il pezzo forte del museo sono però i celebri Bronzi di Riace, ritrovati sui fondi marini nel 1972, due colossi rispettivamente alti 1,97 e 1,98 metri e che si ritiene rappresentino un guerriero e un re, caratterizzati da dettagli anatomici così accurati da farli ritenere un’opera unica nel suo genere. Gli interventi di restauro e pulitura ne hanno diminuito il peso dagli inziali 400 chilogrammi agli attuali 160 con l’eliminazione della terra di fusione, mettendo così in evidenza i dettagli tanto ammirati dai numerosi visitatori che si mettono costantemente in coda per ammirare le statue.

LA FATA MORGANA DEL SUD

Una delle più enigmatiche protagoniste delle saghe di Re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda è senza dubbio la Fata Morgana che, nelle narrazioni arturiane, è una dei principali antagonisti di re Artù, Ginevra e soprattutto del mago Merlino.
Cosa ci fa quindi un mito della Fata Morgana sulla punta dello stivale italico e come avrebbe potuto attraversare tutta l’Europa questo mito arturiano? Semplice, non lo ha fatto! Quando parliamo di Reggio Calabria e della Fata Morgana, ci riferiamo al particolare effetto ottico, legato ai vapori e alle goccioline del mare, che fanno sembrare la costa siciliana molto più vicina di quanto non sia, in quanto il vapore viene ad avere la funzione di una naturale lente di ingrandimento.


Ma perché proprio Fata Morgana? Sono state tramandate due distinte leggende in merito.
La prima versione risale all’anno 1060, periodo in cui gli Arabi dominavano in Sicilia da circa 300 anni, quando tre cavalieri decisero di sfidare i musulmani attraversando lo stretto, ma sfortunatamente il Re Ruggero il Normanno in Calabria non possedeva imbarcazioni. L’occasione nacque quando il mare cominciò ad agitarsi, e apparve la “fata delle acque” conosciuta anche come “Fata Morgana”, stabilitasi nelle profondità delle acque dello stretto di Messina dopo essersi innamorata del territorio ai piedi dell’Etna. Di fronte al rifiuto di Ruggero, dovuto alla sua devozione alla Madonna, Morgana fece apparire la Sicilia vicinissima, come se fosse raggiungibile con un salto. Ruggero rifiutò di nuovo e conquistò la Sicilia l’anno successivo con un grande esercito, ma il mito della speciale vicinanza della costa siciliana sopravvisse comunque.
Nella seconda versione della leggenda, l’episodio chiave è ambientato durante le invasioni barbariche, quando un Re con la sua orda, attraversò tutta l’Italia fino a Reggio Calabria, dove si fermò ad ammirare l’Etna fumante, chiedendosi come attraversare lo stretto. Fu così che apparve una donna molto affascinante, che disse al re: “Vedo che guardi quella meravigliosa isola e ne ammiri le distese di aranci e ulivi, i dolci declivi ed il suo
magico vulcano. Appartiene a me e posso donartela se la vuoi.”

La donna, che altri non era che la Fata Morgana, mostrò la costa siciliana estremamente vicina, per cui il Re saltò in sella al suo cavallo e si lanciò al galoppo con i suoi uomini per conquistare quel magnifico posto, ma
morì affogato nelle acque. Per celebrare il mito, nel 2006 sul Lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, venne posata una statua della “Fata delle Acque”, purtroppo però la notte di Capodanno del 2007, la sciocca impresa di alcuni moderni barbari determinati a vendicare l’antico Re, mozzarono la testa della statua che fu quindi rimossa.

Potrebbe interessarti anche:

Altri articoli per:Viaggiare