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Messina: l’Araba Fenice Sicula

L’Araba Fenice è un mito che si ritrova in molte culture, narrato e rappresentato con piccole differenze in base alla collocazione geografica o culturale di chi ne descrive i poteri, ma il concetto che resta costante è la centralità dell’immortalità dello spirito. Fenice deriva dal greco Phòinix, che significa “purpureo” ovvero di colore rosso porpora, poiché nelle tradizioni dei miti antichi spesso la fenice veniva rappresentata come un uccello infuocato, nell’antico Egitto aveva le sembianze di un passero inizialmente e poi di un airone cenerino, mentre nel mito egizio risorgeva dalle acque e non dal fuoco. La prima citazione in occidente è di Erodoto, il quale ne accredita la provenienza proprio dall’Egitto, raccontando di questo uccello mitologico che simboleggia i cicli di “morte e rinascita” naturali ed evolutivi, come una proiezione della morte e resurrezione dello spirito, che resta viceversa eterno nella sua essenza.
Un mito che si può ragionevolmente associare alle vicende storiche della città di Messina, fondata come Colonia della Grecia antica con il nome di Zancle e poi Messana, e cresciuta fino a contendere a Palermo il ruolo di capitale siciliana nella metà del XVII secolo, prima di incontrare il suo dannato destino.
Messa a ferro e fuoco nel 1678 dopo una storica rivolta antispagnola, venne gravemente danneggiata da un terremoto nel 1783, per essere di nuovo pesantemente colpita durante
la rivoluzione siciliana del 1848 contro Ferdinando II di Borbone.
Come se tutto ciò non fosse sufficiente a mettere alla prova gli abitanti di questa città, un disastroso terremoto, avvenuto il 28 dicembre del 1908, distrusse la città quasi per intero, provocando la morte di circa metà della popolazione.

Lo Stretto – MARCOCRUPI – CC BYMARCOCRUPI – CC BY-SA-SA 3.0 3.0

La ricostruzione che prese avvio dal 1912, con una forte influenza dello stile Liberty, portò all’attuale configurazione, rappresentata da una maglia ordinata e regolare di vie ampie e rettilinee in direzione nord-sud, che si fondono intorno al porto, scalo dei traghetti per il continente, divenuto il primo in Italia per numero di passeggeri in transito.
In epoca recente e più precisamente nel 2009, una violenta alluvione danneggiò centinaia di edifici, causando danni significativi alle infrastrutture (strade, ponti, ferrovie), provocando un drammatico bilancio di 37 morti, quasi 100 feriti e 6 dispersi. Caratterizzata da un clima caldo e molto secco in estate e mite e piovoso nel semestre invernale, Messina presenta escursioni termiche decisamente contenute in ogni stagione, scendendo sporadicamente sotto i 10 gradi centigradi anche nel periodo più freddo.

A SPASSO PER MESSINA

La bizantina Basilica Cattedrale Protometropolitana, dedicata a Santa Maria Assunta, è probabilmente il monumento più imponente della città di Messina: costruita nel 1100 dai Normanni, che allora governavano la Sicilia, fu gravemente danneggiata dal terremoto del 1908 e di nuovo gravemente colpita dagli attentati della Seconda guerra mondiale, ma possiamo ammirarne lo splendore ancora oggi grazie al fatto che la ricostruzione rimase fedele alla forma originale e conservò importanti aspetti quali i portali in pietra Assunta o Duomo di Messina scolpita del periodo tardo gotico, le sculture medievali in rilievo sulla facciata inferiore e tre absidi sul lato est, risalenti alla sua fondazione.
L’interno del Duomo di Messina, tripartito da una doppia fila di 13 colonne, contiene preziosi mosaici, alcuni monumenti funebri, tra cui quello di Guidotto de Tabiatis, arcivescovo di Messina nel XIV secolo, e alcune statue di santi, tra le quali la più pregevole appartiene a San Giovanni Battista di Antonello Gagini del 1525. Assolutamente da ammirare è il maestoso organo, caratterizzato da 5 tastiere, 170 registri, 16.000 canne distribuite nei due lati del transetto, dietro l’altare, sulla porta maggiore e sull’arco trionfale: è il secondo più grande d’Italia (il primo è quello del Duomo di Milano) e il terzo in Europa.

Da non perdere è lo spettacolo dell’orologio astronomico sul campanile che, ogni mezzogiorno, inizia con un leone dorato che sventola uno stendardo e ruggisce, continuando per 15 minuti con figure animate che saltano fuori dalle finestre, mentre sul lato della torre di fronte alla facciata della chiesa, un quadrante mostra informazioni astronomiche.
Senza scordare uno sguardo alla Santissima Annunziata dei Catalani, la seconda chiesa più importante di Messina, l’unico edificio sopravvissuto al terremoto del 1908, ma fortemente danneggiato durante la Seconda guerra mondiale, ci spingiamo fuori dal centro per ammirare la stupenda Fontana del Nettuno, che mostra il Dio del mare catturato tra Scilla e Cariddi, i due mostri dello Stretto di Messina: costruita nel 1557, è un’opera di Montorsoli, come anche la fontana di Orione.
Non mancano le “scenic drive”, tanto amate dagli anglosassoni, quella di Viale Italia, che costeggia il giardino botanico, e la cappella votiva del Sacrario di Cristo Re e quella a Torre di Faro, che si snoda per 15 chilometri lungo la costa a nord est della città.

MESSINA A COLUMBUS CIRCLE

State camminando per le vie di New York e, all’improvviso vi imbattete in un pezzo di Messina: non è male come inizio di un romanzo sugli universi paralleli, tuttavia si tratta semplicemente della realtà, perché a Columbus Circle, si trova un colosso messinese di 21 metri dedicato a Cristoforo Colombo.
La statua in marmo si erge su un piedistallo in granito alto 70 piedi (21 metri circa), decorato con rilievi in bronzo raffiguranti la Niña, la Pinta e la Santa Maria, le tre caravelle di Colombo e ai suoi piedi si ammira un angelo che sorregge il globo. L’autore dell’opera è Gaetano Russo, nato a Messina il 29 dicembre del 1847 e morto a causa del terremoto il 28 dicembre 1908, mentre era in città per lavori di alcuni bassorilievi commissionati nel 1906; fu allievo di Michele Panebianco e nel 1870 ricevette un sussidio da parte del Comune per recarsi a Roma, dove studiò presso Girolamo Masini e, soprattutto, Giulio Monteverde. Columbus Circle è uno dei luoghi più famosi di New York, una piazza a forma circolare che si trova nel punto di intersezione di alcune delle vie principali di Manhattan (di qui passano la Broadway, la 59th Strada, 8th Avenue e Central Park West), ed è anche il punto di incontro tra i quartieri di Central Park, Hell’s Kitchen ed Upper West Side, vicino all’imponente Trump International Hotel and Tower, un grattacielo di 44 piani e 178 metri di altezza che deve il suo nome a Donald Trump, che lo fece ristrutturare nel 1994.

ANCHE MESSINA HA IL SUO BOND

È noto che James Bond, il colto e raffinato agente segreto del controspionaggio inglese creato dallo scrittore Ian Fleming, il cui numero identificativo 007 deve il doppio zero alla celeberrima “licenza di uccidere”, approda spesso, nel corso delle sue avventure, sul territorio italiano: da Venezia alle Dolomiti, dalla Sardegna al Lago di Como, dai tetti di Roma fino ai agli attualissimi vertiginosi inseguimenti tra i sassi di Matera, le avventure di Bond sono spesso associate ai panorami italiani. Forse non tutti sanno però che il cosiddetto “disco volante”, lo yacht che diventa aliscafo di Emilio Largo, il nemico di James Bond in “Operazione Tuono”, è messinese.
Nel film, tratto dal racconto “Agente 007 – Thunderball: Operazione tuono” del 1965, il disco volante è uno yacht composto da due parti e quella che si stacca e viene usata da Emilio Largo per la fuga nel finale del film, è un aliscafo PT20 costruito dalla Cantieri Navali Rodriquez in Italia, molto simile al primo modello Freccia del sole.
Dopo l’eroica apparizione nelle scene del film, l’aliscafo non fu più usato e finì ormeggiato al MacArthur Causeway di Miami, dove divenne una casa galleggiante e incontrò una fine ingloriosa, affondando nel molo nei primi anni Ottanta, come per rievocare il finale del film, nel quale si schiantava ed esplodeva contro gli scogli, portando con sé i cattivi, secondo la migliore tradizione dei primi film dell’epica serie.

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