I vulcani sono una delle opere in natura più ammirate e temute dall’uomo. Eppure, in molti parti del mondo, intere città si sono sviluppate proprio in prossimità di questi temibili compagni di vita, in un connubio affascinante che accompagna tutti nella buona e nella cattiva sorte. Una delle più significative testimonianze in questo senso si trova in Sicilia: l’Etna infatti è il vulcano attivo più alto del continente europeo e uno dei maggiori al mondo. La sua altezza varia nel tempo a causa delle sue eruzioni, ma si aggira attualmente sui 3.340 m. s.l.m. e il suo diametro è di circa 45 chilometri. Ai suoi piedi, oltre a innumerevoli piccoli centri, sorge Catania, il secondo comune come numero di abitanti dell’intera isola, che conta circa 300.000 abitanti nella sola area cittadina. Un’area dove è sempre estremamente piacevole trascorrere una vacanza, sia essa un lungo periodo o anche solo un weekend, grazie soprattutto al clima mediterraneo, alla relativa scarsità di precipitazioni, a un inverno spesso di breve durata, che assicura temperature massime diurne generalmente molto miti e un’estate, di lunga durata, che pur essendo molto calda, raramente presenta alti tassi di umidità. Delle innumerevoli gemme e amenità che la natura e la storia propongono in questa terra, qui andiamo alla scoperta di alcune di queste mete: uno spunto interessante per pianificare un’escursione alla prima occasione utile.

CATANIA

Catania deve essere considerata un simbolo della rinascita: il suo Vulcano, i terremoti e i conquistatori l’hanno saccheggiata e rasa al suolo in diverse occasioni e ogni volta la città è risorta dalle macerie, con perseveranza e coraggio. In particolare, gli eventi della natura hanno distrutto la città ben 7 volte, per cui tutto ciò che oggi si può ammirare è frutto di una volontà e dedizione assolutamente uniche. Fondata nel 730 a.C., ha vissuto epoche di splendore: in età romana doveva essere una città fiorente se potè costruire un anfiteatro che per dimensioni era secondo solo al Colosseo. Nel corso del tempo è stata una città greca, romana, bizantina, araba, normanna, sveva, angioina, aragonese, spagnola: dunque, inevitabilmente, una città aperta e tollerante. Oggi, dopo il terremoto del 1963, la città sta vivendo un periodo di nuova crescita, mutando ancora una volta il suo aspetto, nei servizi e nella viabilità, con strutture efficienti e moderne, come il nuovo aeroporto inaugurato il 5 maggio 2007 e che, con oltre 6 milioni di passeggeri movimentati nel 2007, è il quinto aeroporto più frequentato d’Italia. Il suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità, assieme ai sette comuni del Val di Noto, nel 2002. Cuore della città è Piazza del Duomo di Catania, nella quale confluiscono tre strade, ovvero la via Etnea, la strada principale della Catania storica, la via Garibaldi e la via Vittorio Emanuele, che la attraversa da est ad ovest. Sul lato orientale della piazza sorge la Cattedrale di Sant’Agata, la vergine e martire catanese patrona della città, opera dell’architetto Gian Battista Vaccarini, che disegnò la facciata, in stile barocco siciliano, riedificata, nel 1711, dopo il terremoto del 1693. Significativa è la campana che troneggia nella cupola che sovrasta la cattedrale, simbolo dell’orgoglio che ha portato i catanesi a ricostruirla più volte: decisamente imponente, è la terza più grande d’Italia, dopo la campana della basilica di San Pietro in Roma e quella del duomo di Milano. L’interno è di effetto grandioso, a tre navate su pilastri, con cupola, alto transetto e tre absidi. Sul lato nord della piazza si trova il Palazzo degli Elefanti, ovvero, il municipio. Di fronte ad esso, si trova il Palazzo dei Chierici che è collegato al Duomo da un passaggio che corre sulla Porta Uzeda. Quest’ultima, assieme alla porta di Carlo V, fa parte dell’unico tratto rimasto delle mura della città. Il centro della piazza è occupato dal simbolo di Catania, ovvero il “liotru”, una statua in pietra lavica raffigurante un elefante, sormontata da un obelisco, posta al centro di una fontana in marmo più volte rimaneggiata. Tutte le vie del centro cittadino trasudano della controversa storia della città, un’occasione speciale per prendere confidenza con il territorio, magari prima di affrontare un’ardimentosa ascesa sulle pendici dell’Etna. Assolutamente da non perdere è una sosta nelle incantevoli pasticcerie che non mancheranno di addolcire palato e spirito: cannoli, cassate, pignoccata, biancomangiare o il tradizionale gelo di “melone” (gelatina di anguria), ma ancora gelati e granite sono pronti a stampare nella memoria un ricordo di gusto difficile da dimenticare.

L’ETNA

Questo affascinante vulcano, Muncibeddu o semplicemente ‘a Montagna, come viene chiamato in siciliano, prende il suo nome dalla parola greca aitho (bruciare) o dalla parola fenicia attano. Il suo nome nell’età romana, Aetna, fu anche attribuito per un certo periodo alla città di Catania. Le eruzioni regolari della montagna, spesso drammatiche, l’hanno reso un argomento di grande interesse per la mitologia classica e le credenze popolari; si è infatti cercato di spiegare il comportamento del vulcano tramite vari dei e giganti della leggenda romana e greca. Come tutti i vulcani, l’Etna si è formato nel corso dei millenni con un processo di costruzione e distruzione iniziato intorno a 600.000 anni fa, nel Quaternario. Al suo posto si ritiene vi fosse un ampio golfo nel punto di contatto tra la zolla euro-asiatica a nord e la zolla Africana a sud, corrispondente alla catena dei monti Peloritani a settentrione e all’altopiano Ibleo a meridione. Fu proprio il colossale attrito tra le due zolle a dare origine alle prime eruzioni sottomarine di lava basaltica fluidissima con la nascita dei primi coni vulcanici, al centro del golfo primordiale detto pre-etneo. Si ritiene che tra 200 e 100.000 anni fa questi coni entrarono in una nuova fase di attività eruttiva emettendo lave di altro tipo, alcalo-basaltiche. Successivamente si sono alternate fasi molto attive e fasi più tranquille, ma si stima che l’Etna abbia passato una fase di assestamento con continue manifestazioni laviche durata circa 30.000 anni. L’Etna è un vulcano attivo, sempre sovrastato da un pennacchio di fumo, a differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di forte attività. L’Etna è anche meta ininterrotta delle visite di turisti interessati al vulcano e alle sue manifestazioni in virtù del fatto che è uno dei pochi vulcani attivi al mondo ad essere a portata di mano di chiunque, avendo a supporto ogni tipo di mezzo di comunicazione per raggiungerlo. Sono presenti, infatti, anche guide specializzate e mezzi fuoristrada che in sicurezza portano fino ai crateri sommitali. Un’escursione sulle pendici del vulcano è una delle avventure più affascinanti che si possono vivere, ma è d’obbligo farsi condurre da guide esperte ed evitare di correre inutili rischi, avventurandosi senza le dovute precauzioni. L’altitudine del vulcano ne fa anche una meta interessante per escursioni sciistiche e in passato, negli anni settanta, sull’Etna si è svolta per diversi anni anche una competizione internazionali di altissimo livello. Un ottimo punto di partenza per ogni visita al vulcano è senza dubbio la piacevole cittadina di Zafferana Etnea, che con i suoi circa 9.000 abitanti è definita non a caso la “Perla dell’Etna”.

LE TERRE DEI “MALAVOGLIA”

Il comune di Catania confina con un piccolo, ma non meno famoso, comune: si tratta di Aci Castello, che conta circa 18.000 abitanti, un centro agricolo e peschereccio adagiato su un tratto assai pittoresco della costa Orientale della Sicilia. La sua frazione Aci Trezza è stata resa celebre dallo scrittore Giovanni Verga, che ne ambientò il famoso romanzo “I Malavoglia”. L’opera, data alle stampe nel 1881, racconta la storia di una famiglia di pescatori che, nonostante sia decisamente laboriosa, viene soprannominata Malavoglia. Il patriarca è Padron ‘Ntoni, vedovo, che vive presso la casa del nespolo insieme al figlio Bastiano detto Bastianazzo, sposato con Maria detta Maruzza la longa, nonostante sia di statura tutt’altro che elevata. Bastiano ha cinque figli: ‘Ntoni, Luca, Filomena detta Mena, Alessi e Lia. Il principale mezzo di sostentamento è la “Provvidenza” (piccola imbarcazione utilizzata per la pesca). Il romanzo ha un aspetto corale e rappresenta i personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi da antiche rivalità; l’intera storia è permeata da una visione pessimistica della vita da parte dell’autore: egli sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l’altra per affondare le sorti di una famiglia intera. L’attaccamento alla “roba” è il motivo portante dell’intero romanzo, dove per roba s’intende tutto il complesso degli oggetti, siano essi costruzioni, appezzamenti, mezzi di trasporto, animali, necessari per vivere. Ecco quindi, dimostrata l’impossibilità di staccarsi dal proprio ambiente. La Provvidenza e la casa del nespolo, simbolo del loro incontro e ritrovo e della loro infanzia. Ogni anno, migliaia di turisti passeggiano per le strade dell’antico paese, immaginando con la fantasia, lo svolgersi delle vicende di uno dei romanzi italiani più letti in assoluto, frugando tra i vicoli alla ricerca della “casa del nespolo”.

RANDAZZO

Sul versante nord occidentale dell’Etna, a 765 mt. sul livello del mare, sull’ultimo ciglione lavico di una colata preistorica, erosa dalle acque dell’Alcantara, che scorre ai piedi del suddetto ciglione, sorge Randazzo, un interessante centro di circa 11.000 abitanti. Di origine prettamente medioevale, giace su un territorio in cui si sono incontrate le più disparate civiltà, dai greci ai romani, passando per bizantini, arabi, normanni e aragonesi. Tutti hanno lasciato tracce di alto valore documentario ed artistico. Le origini del suo nome sono tuttora un mistero legato alla sua fondazione. Le antiche mura e i resti di un bagno che ancora oggi rimangono a Randazzo, ci attestano che qui c’era un centro di abitazione sin dal tempo dei Romani in Sicilia, anzi l’Arezzo, Filoteo degli Omodei, il Riccioli ed altri vogliono che Randazzo fosse abitata prima delle colonie greche. Passeggiando nelle vie della piccola cittadina si vedono tracce artistiche che mischiano stili diversi in un connubio che raramente è dato da vedere. Il Comune è stato insignito della Medaglia d’argento al merito civile per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale: la sua particolare collocazione strategica come snodo nelle comunicazioni della parte interna della Sicilia, la fece scegliere come sede nel 1943 del comando militare tedesco durante la Seconda guerra mondiale. La città venne quindi bombardata duramente dagli Anglo-Americani e soprattutto le incursioni aeree continuarono a martoriarla dopo l’abbandono dei militari tedeschi a causa di informazioni errate in base alle quali si credeva che a Randazzo vi fossero nascoste ingenti truppe tedesche.

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