Territori

Le spiagge della capitale nella tradizione gastronomica

 

MINESTRA DI PESCE

Figlia diretta della “zuppetta” che i pescatori preparavano, al rientro in porto dopo la lunga e faticosa giornata di pesca, con il pesce più modesto rimasto invenduto. Caratterizzata da una consistenza più liquida rispetto a quella di altre regioni, consentiva l’uso di una buona quantità di pane o di spaghetti spezzati. Come per il pesce, anche qui la scelta nasceva dal fatto che gli spaghetti spezzati, cioè quelli che rimanevano sul fondo dei contenitori usati per la vendita, venivano venduti a prezzo scontato agli acquirenti più poveri.

CALAMARI RIPIENI

Caratterizzati da una storia ancora molto antica: se ne può trovare una ricetta già nel De Re Coquinaria (famoso testo classico della letteratura gastronomica romana). Nel libro il ripieno era diverso da oggi: pepe, ligustico (ombrellifera aromatica oggi quasi introvabile), coriandolo, semi di sedano, tuorlo d’uovo, miele, aceto, garum (una salsa a base di pesce), vino ed olio. Ed ecco, a confronto, i componenti del ripieno odierno: pangrattato, capperi, alici salate diliscate, uova, prezzemolo, sale, pepe. Totalmente sconosciuto ai romani era il pomodoro, nel quale i calamari vengono cotti oggi.

PIZZA PASQUALE

Vanto degli antichi panificatori di Anzio. Gli ingredienti principali sono quelli classici (farina, uova, zucchero, pezzetti di cioccolato; e così via) e segreto fondamentale e tramandato anch’esso dall’antica tradizione è la lunghissima lievitazione, alla base di una lavorazione di altissimo artigianato, oggi sempre più rara.

ZUPPA DI BACCALÀ E PATATEPIZZA PASQUALE

Dalla cucina tradizionale civitavecchiese arriva questo piatto semplice che trova il proprio arricchimento negli aromi che accompagnano baccalà e patate, dai spicchi d’aglio al peperoncino, dalla mentuccia alla scorza di limone. Fa parte della lunga lista di ricette legate all’ attività ittica del territorio, che ne caratterizza la cucina.

SPINACI CON L’UVA PASSA

Costituiscono uno degli esempi di persistenza anche nella cucina di altri tempi dell’agrodolce, che non teme l’accostamento nello stesso piatto dell’aglio, rosolato nell’olio extravergine di oliva, con il dolce dell’uva passa.

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