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Valtellina: natura in festa!

Da Colico a Livigno, un itinerario rilassante nella meravigliosa natura di una delle più belle valli d’Italia: un percorso lungo circa 160 chilometri, alla ricerca dell’assoluta serenità interiore.

Alla scoperta della Valtellina

L’itinerario che proponiamo parte da Colico, località di villeggiatura all’estremità settentrionale del lago di Como, che ha visto il proprio numero di abitanti crescere del 25% negli ultimi 30 anni, a testimonianza della piacevolezza di questo borgo. Prima di dirigersi verso la Valtellina, consigliamo una digressione a sud-ovest dove, a soli 6 chilometri di distanza, è possibile visitare il suggestivo e storico priorato di Piona generalmente conosciuto come Abbazia di Piona. Molto bella è la chiesa del sec. XI, esempio di architettura comacina, e il chiostro romanico gotico veramente pregevole. Uscendo da Colico si attraversa Piantedo e si prende la Strada Provinciale 30 Orobica Occidentale che corre parallela al corso dell’Adda, fino a Morbegno, dopo una decina di chilometri. È considerato un luogo privilegiato per gli scambi da quando, nel 1592, fu aperta la strada Priula, la cosiddetta “via del sale”. Ogni anno, ad ottobre, si tiene la celebre Mostra del bitto, un evento le cui origini si perdono nella notte dei tempi per celebrare questo formaggio che viene prodotto esclusivamente nei mesi estivi e nei pascoli d’alta quota.

Proseguendo lungo la strada si giunge a Sondrio, capoluogo di provincia con poco più di 20.000 abitanti, situato a 307 metri sul livello del mare, quindi ancora ai piedi delle imponenti montagne che circondario lo scenario. La città di Sondrio fu molto probabilmente fondata dagli antichi Romani, ma il nome della città è di origine Longobarda: Sondrio infatti significa letteralmente “terra coltivata dal padrone”. Una sosta obbligata è al Museo Valtellinese di Storia e Arte, ubicato nel centro cittadino della città, all’interno dello storico Palazzo Sassi de’ Lavizzari, austero edificio cinquecentesco donato dai proprietari al Comune nel 1922 per scopi culturali. L’esposizione si trova al primo e al secondo piano dell’edificio e propone una sezione archeologica, una sezione dedicata al costume del Settecento e diverse tele di Pietro Ligari, il più importante pittore valtellinese, e dei suoi figli Cesare e Vittoria. Arroccato su uno spuntone di roccia, Castel Masegra domina Sondrio dall’alto ed è l’unico dei tre castelli cittadini sopravvissuto allo smantellamento di tutte le fortificazioni valtellinesi disposto da parte dei Grigioni nel 1639. In ragione della sua importanza, il castello subì innumerevoli distruzioni, ricostruzioni, ampliamenti e cambi di destinazione, ma non è cosa semplice incrociare i dati che provengono dalle carte d’archivio con quelli che si desumono osservando le strutture murarie. Il primo nucleo, fu edificato in epoca medioevale su preesistenze preistoriche e su un impianto antichissimo e subì negli anni numerose evoluzioni. Dopo un lungo periodo di restauro, il 15 marzo di quest’anno, il castello è stato riaperto al pubblico.

Uscendo da Sondrio, proseguiamo per una ventina di chilometri, prima di fare una brevissima deviazione per Teglio, il paese che ha probabilmente dato il nome alla valle. Situato a quasi 900 metri di quota, questo piccolo paese è conosciuto soprattutto per essere la “patria del pizzocchero”, in virtù del fatto che in passato l’economia locale era quasi esclusivamente rivolta alla coltivazione di grano saraceno denominato “furmentùn”, “fraina” o “farina negra”, utilizzata, oggi come allora, per la produzione di Pizzoccheri, Sciatt e molti altri piatti. Anche quest’anno a Teglio a settembre si svolgerà “Il Pizzoccher d’Oro”, due fine settimana dedicati ai protagonisti dell’enogastronomia tellina: il grano saraceno, il Valtellina casera, i prestigiosi rossi, il miele di montagna, e naturalmente… i golosi pizzoccheri! Degustazioni, scuola di cucina tipica locale e gare mozzafiato tra abili pizzoccheraie.

Un altro piccolo passo di 10 chilometri ed eccoci a Tirano, paese di 9.000 abitanti che ospita il Santuario della Madonna, che celebra l’apparizione al beato Mario Omodeo il 29 settembre 1504, nella quale vi fu proprio la richiesta di costruzione del celebre monumento. Ma Tirano è famosa anche come stazione di partenza della Ferrovia Retica che, proprio da qui, attraversando la valle di Poschiavo e il Passo del Bernina, collega la Valtellina a Saint Moritz, seguendo un percorso che per la sua bellezza e per l’arditezza del tracciato è considerato tra i più interessanti al mondo. Stiamo infatti parlando della più alta ferrovia d’Europa, i cui treni di colore rosso trasportano ogni anno sui binari a scartamento ridotto dai trecento ai quattrocentomila viaggiatori. Questa ferrovia, che non è né una giostra né una ferrovia giocattolo, ma una ferrovia vera, si arrampica di oltre 1.800 metri da Tirano su per le montagne, donando panorami mozzafiato e scorci naturali incomparabili, passando dal fondo-valle di Tirano ai ghiacciai perenni del Gruppo del Bernina che raggiungono i 4.000 di quota. Nell’incredibile panorama innevato d’inverno o negli splendidi colori dell’estate sulle carrozze panoramiche scoperte, il viaggio risulta come assistere ad uno spettacolo mozzafiato che dura oltre due ore. Anche Tirano ha la sua sagra gastronomica annuale, dedicata questa volta alla mela e all’uva.

Continuando il nostro itinerario, lasciamo Tirano per entrare in Svizzera, dove ci arrampichiamo per 34 chilometri, fino al Passo del Bernina, a oltre 2.300 metri di quota, superando una pendenza media del 7,5%. Una volta giunti al Passo, osserviamo l’imponente mole del Bernina e dei monti Retici, con lingue di ghiaccio che lambiscono i prati e le foreste vicine, respiriamo a pieni polmoni un’aria fine e salutare, prima di lasciare il Cantone dei Grigioni.

La tappa successiva è Livigno, che gode dello status di zona extradoganale, non soggetta a determinate imposte statali, quale, ad esempio, l’IVA. Questa circostanza, comune anche alla non lontana località engadinese di Samnaun, ha favorito un crescente sviluppo turistico a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Le origini dello status di zona franca risalgono alle speciali deroghe che la comunità locale era riuscita ad ottenere, sin nel 1538, dalla Contea di Bormio, poi confermate da normative e convenzioni succedutesi nel corso dell’Ottocento e del Novecento. Livigno è oggi una delle mete turistiche più conosciute ed apprezzate di tutto l’arco alpino. Nel suo territorio è compresa la frazione di Trepalle, che si sviluppa fino a 2250 m s.l.m.: tale quota ne fa l’abitato permanente più alto d’Europa, nonché una tra le più fredde località italiane. Superata questa frazione, si supera il Passo di Foscagno e si inizia una lunga e spettacolare discesa che porta a Bormio, località rinomata per il turismo del benessere e del relax, da cui il nome di “Magnifica terra”, che è anche la meta finale del nostro breve viaggio. Bormio è una delle più importanti mete del turismo montano sia estivo che invernale ed è punto di partenza per la visita al parco nazionale più esteso d’Italia, il Parco Nazionale dello Stelvio. Non resta altro da fare che rilassarsi nelle terme o dedicarsi alla micologia nei boschi vicini.

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