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Tradizioni teramane: miti e leggende

La provincia di Teramo, che occupa un’area inferiore ai 2.000 chilometri quadrati, ha una popolazione di poco superiore ai 300 mila abitanti, all’incirca come la sola città di Bari: un piccolo tesoro che lascia comunque quasi 40 province con valori più bassi in entrambi i parametri. Provenendo da nord, la provincia ci accoglie all’ingresso della regione Abruzzo, costituita per i due terzi da un terreno montagnoso, ma che vede nel teramano una chiara predominanza del terreno collinare.

Oltre al capoluogo Teramo, i centri più popolati sono Roseto degli Abruzzi e Giulianova, ma godono di una discreta popolarità anche i centri balneari di Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Pineto e Silvi; è la natura, tuttavia, a caratterizzare fortemente la zona costiera, in particolare l’Area marina protetta Torre del Cerrano, istituita ufficialmente il 7 aprile 2010 nell’area in cui sorgeva l’antico porto del Cerrano, ossia il porto della città collinare di Atri, un porto di origini romane molto importante per il commercio marittimo dell’Abruzzo. Terra umile e di grandi tradizioni, protagonista di un percorso che alterna monumenti e luoghi sacri, ci accompagna con leggende e folklore popolari, lasciando alle tradizioni gastronomiche il compito di ricaricarci dalla fatica del nostro cammino, per ripartire con energia alla scoperta di nuove destinazioni.

A PASSEGGIO NELLA STORIA

Città dalle antichissime origini, situata in una zona collinare sotto le pendici del Gran Sasso, Teramo è ricca di storia, di natura e di una vivace vita culturale. La vicinanza del massiccio della Laga e del Gran Sasso, la rendono una meta ideale per gli amanti della natura. In questa città c’è sempre stata abbondanza di acqua per coltivare i fertili campi adiacenti le mura della città, questo ha permesso a Teramo di essere chiamata, sin dal 500, “la città degli orti”. Il clima della città è condizionato dalla sua posizione in una conca, tendenzialmente di tipo temperato semicontinentale, caratterizzato da un caldo intenso e afa durante il periodo estivo. Le temperature più basse si manifestano in gennaio, intorno ai 5 gradi centigradi medi, mentre le punte più alte sono in prevalenza a luglio, quando la media si aggira intorno ai 25 gradi. Il periodo in cui si concentrano le precipitazioni è soprattutto la primavera, con punte anche tra settembre e ottobre, mentre nel periodo invernale le nevicate sono spesso abbondanti. Molti sono i luoghi da visitare a Teramo anche solo concedendosi una piacevole passeggiata all’aria aperta, perché la città ha origini molto antiche, riconducibili ai Piceni e ai Pretuzi, che dominarono fino al III secolo a.C. l’area di Aprutium, da cui il termine “Abruzzo”, prima del dominio romano. Per approfondire la storia di questa città e delle sue antichissime origini consigliamo una visita al sito archeologico di un anfiteatro e teatro romano risalenti al periodo imperiale, entrambi collocati nel centro della città, tra via Teatro Antico e via Luigi Paris; sebbene nel periodo medioevale furono utilizzati come cava di materiale lapideo per la costruzione di edifici vicini, in particolare la cattedrale, il sito risulta ancora oggi ben conservato e vale decisamente una visita. A pochi passi da lì, sorge la già citata cattedrale: il Duomo di Teramo, nato come con il rango di basilica minore, ha avuto la sua consacrazione con un decreto di papa Pio XII del 30 maggio 1955 ed è stato intitolato a santa Maria Assunta. Se volete addentrarvi ancor di più nella storia della città, vi consigliamo il Museo Archeologico, con la sua ricca collezione di epoca romana e se non siete ancora sazi di storia e cultura, potete fare un salto alla Pinacoteca civica, situata nella Villa Comunale, da cui potete partire per una piacevole passeggiata lungo il Parco Fluviale.

IL CASTELLO DELLA MONICA

All’interno del territorio italiano, sono numerose le località che possono vantare castelli storici, viva testimonianza di passate dinastie e baluardo di imprese eroiche che hanno segnato il corso della storia. Curiosa è però la vicenda del castello che sorge a stretto contatto con la città e che non gode di un passato glorioso, ma costituisce comunque un’unicità architettonica nell’intero panorama nazionale per la sua specificità progettuale: la costruzione, infatti, è stata progettata e realizzata come dimora personale di Gennaro della Monica, un artista teramano polivalente, che è stato architetto, scultore e pittore ed è vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il Castello della Monica è collocato sul piccolo colle di San Venanzio, poco distante da Piazza Garibaldi, in posizione dominante sulla cittadina che si estende ai suoi piedi, alla confluenza di importanti snodi stradali e di accesso alla città. La costruzione del Castello è iniziata nel 1889 e si ispira al gusto medievale, nel pieno spirito dell’architettura neogotica, che si riprometteva di riportare in vita l’originale stile architettonico gotico. Per rendere il tutto più veritiero, Della Monica fece costruire anche il borgo del castello e cercò di rendere tutto un po’ decadente, come corroso dal passare degli anni. Il luogo in cui sorge il castello era inizialmente occupato dalla chiesa di San Venanzio, trasformata dai francesi come semplice polveriera e della quale sono stati riutilizzati materiali di costruzione ed elementi decorativi; al suo interno, l’artista Gennaro della Monica ha scatenato la sua arte decorativa, dipingendo affreschi che ritraggono paesaggi e curando personalmente ogni tipo di particolare. Il complesso si compone anche di due edifici secondari che, insieme al corpo principale, formano un vero e proprio borgo di sapore medioevale che, oltre al Castello e ai due edifici a valle, comprende una dipendenza di servizio e dei giardini a terrazzo. Dopo la morte di Gennaro della Monica, avvenuta nel 1917, Vincenzo Bindi, storico dell’arte nativo di Giulianova, propose per primo l’acquisizione del Castello da parte del Comune per destinarlo a sede del Museo Civico, ma la proposta finì per essere accantonata, per cui oggi l’interno del castello non è visitabile perché pericolante, ma esistono progetti che si propongono di recuperare l’opera per aprire il castello alle visite, donandogli un nuovo splendore.

TRA LEGGENDE E FOLKLORE

La provincia di Teramo presenta un suggestivo bagaglio di tradizioni, riti, leggende e folklore che caratterizzano e alimentano le opportunità per pianificare una vacanza nei suoi territori. Dal sito abbiamo estratto 5 proposte accattivanti. Un mito legato al Gran Sasso è quello del Gigante che dorme, legato alla leggenda che racconta come alla morte di Ermes, la madre Maia – che non riuscì a trovare sulla montagna un’erba miracolosa per la presenza copiosa della neve che tutto ricopriva – lo seppellì sul Gran Sasso, dove ancora oggi, chiunque osservi la montagna da est, può riconoscerne il profilo. Nel comune di Penna Sant’Andrea e nei principali eventi di folklore, viene ancora oggi praticata la danza del laccio d’amore, che affonda le sue origini nella preistoria, parte di una più vasta liturgia di venerazione delle divinità arboree e di propiziazione della fecondità. In un luogo nascosto dalle mura, quasi segreto, ma ricco di fede e spiritualità del Santuario della Madonna dello Splendore di Giulianova, è custodita la Fonte Miracolosa, un pozzo la cui acqua, secondo tradizione, proverrebbe da una sorgente che passa proprio sotto l’Altare maggiore e le cui acque sono raccolte all’interno di una piccola piscina, decorata con uno splendido mosaico sui toni del blu. Ai piedi del Gran Sasso, nel comune di Isola, si trova invece il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, dove ogni anno, gli studenti delle scuole medie superiori dell’Abruzzo e delle Marche celebrano la tradizione dei 100 giorni, arrivando al santuario per una giornata di spiritualità proprio 100 giorni prima della data fissata per gli esami di maturità. Concludiamo con il Santuario della Madonna della Tibia, che sorge su uno sperone roccioso posto a 1187 metri d’altitudine a Crognaleto, dove viene accordata un’indulgenza plenaria di cento giorni all’anno per ogni visita alla chiesa nel giorno del 9 agosto, durante la quale i fedeli si addentrano nel sentiero accompagnati da una fiaccolata.

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