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Basilicata: non solo “Sassi”

Non ci sono parole migliori di quelle usate da Carlo Levi per descrivere Matera, così insolita e suggestiva da togliere il fiato. Impossibile rimanere indifferenti di fronte allo straordinario paesaggio dei Sassi, gigantesca e intricata scultura di vicoli, corti, chiese rupestri, grotte scavate nel tufo e case antiche che sprofondano nella terra, richiamando l’eco di un passato arcaico, impregnato di tradizioni e storia.
La Basilicata, i cui abitanti ancora oggi preferiscono essere indicati come Lucani piuttosto che Basilischi o Basilicatesi, pur essendo una delle regioni più piccole d’Italia, solo 5 regione hanno una superficie più limitata, offre comunque molte attrazioni culturali e paesaggistiche, la cui notorietà è offuscata dall’impatto dei “Sassi”.

“Chiunque veda Matera
non può non restarne colpito,
tanto è espressiva e toccante
la sua dolente bellezza”

Carlo Levi

I “SASSI” IN BREVE

I Sassi di Matera sono stati iscritti nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1993, il primo sito iscritto dell’Italia meridionale, scelti poiché rappresentano un ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare delle caverne fino alla modernità. Sono un esempio unico al mondo di insediamento rupestre e contengono siti molto noti, come l’antica Casa Contadina tipicamente arredata e la Chiesa Rupestre contenente affreschi bizantini.
La città è stata abitata almeno dal Paleolitico e alcuni tra i reperti trovati risalgono al XIII millennio a.C.; è assolutamente straordinario scoprire come molte delle case che scendono in profondità nel calcare dolce e spesso della gravina, sono state vissute senza interruzione dall’età del bronzo.
L’intero abitato rupestre è formato dai rioni “Sasso Caveoso”, “Sasso Barisano” e Civita. Lungo i tanti vicoli è possibile soffermarsi per vedere quello che resta degli antichi forni, del sistema di canalizzazione e raccolta delle acque piovane, un esempio di come l’uomo è riuscito a vivere in luoghi carenti di acqua, elaborando un sistema creativo ed efficiente.
Tutto è immobile: cambiano le forme, ma la sostanza resta la stessa, presente e diffusa ovunque, sempre e solo roccia; è questo il motivo per cui visitare i “Sassi” significa ripercorrere, in modo suggestivo, il cammino che l’uomo ha fatto dagli albori della sua storia sino ad oggi.

San Luca alla Selva

VA IN SCENA MATERA

Matera città magica, città storica, città d’incanto che il mondo cinematografico non poteva non saper cogliere, legandosi ad essa in un connubio iniziato negli anni ’40 e che dura ancor oggi.
Decine di film hanno come palcoscenico Matera e dintorni: indimenticabili capolavori firmati da maestri come Pasolini, Tornatore, Rossellini, ma anche da nomi internazionali come Mel Gibson o Catherine Hardwicke. Neorealismo, documentari, cinematografia biblica, ritratti del mondo contadino e commedie all’italiana, melodrammi in costume e racconti di demoni, sono stati ambientati a Matera.
Il primo ad immortalarla fu Lizzani, nel 1949, con il suo documentario “Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato”, in cui racconta il meridione e le condizioni del tempo, inaugurando così la stagione del neorealismo materano. Altri maestri, come Mario Volpe e Alberto Lattuada, scelgono Matera come location per le loro opere (“Le due sorelle” – 1950 e “La Lupa” – 1953).
Tra i film girati a Matera negli anni ’60 spiccano invece: “Italia 61″ (1961) di Jan Lenica, un eccezionale documento nel quale la città dei rioni di tufo è ritratta a tuttotondo; “Anni Ruggenti” (1962) di Luigi Zampa, un film ambientato alla fine degli anni trenta; “Demonio” (1963) di Brunello Rondi, la tragica storia di una contadina lucana.
Ma soprattutto “Vangelo secondo Matteo” (1964) di Pier Paolo Pasolini, fu il film che consacrò i Sassi di Matera nel ruolo di scenografia senza tempo, facendo da apripista a quel filone biblico che tanto amerà e sfrutterà gli scorci e l’atmosfera quasi surreale del borgo lucano.
Matera diventerà la Gerusalemme dove Cristo non solo è sceso, ma dove è nato ed è anche morto, con altre due pellicole: “King David” del 1985 (Richard Gere era l’attore protagonista), e il celeberrimo “La Passione di Cristo” (2004) di Mel Gibson.

Altri importanti titoli da ricordare sono: “Anno uno” (1974), del maestro del cinema Roberto Rossellini, che utilizzerà Matera anche per il film “Viva l’Italia” , e il fiabesco “C’era una volta” (1967) interpretato da Sofia Loren e diretto da Francesco Rosi. Il regista torna a Matera anche per girare “Cristo si è fermato ad Eboli” (1979), tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Levi, e “Tre Fratelli”, film drammatico del 1981. Tra le pellicole più recenti ci sono invece il sinistro “The Omen” (2006, di John Moore) e l’episodio della saga 007 “Quantum of Solace” (2008, di Marc Forster).
Questi e molti altri film hanno dato a Matera un’ulteriore fama, che ha avuto ripercussioni anche sul turismo, favorendo la nascita di veri e propri movie-tour, attraverso i quali scoprire e rivivere le location più suggestive scelte da registi italiani e internazionali.

LA COSTA JONICA LUCANA

Il litorale della costa jonica lucana è lungo quasi 40 km ed è compreso interamente dalla provincia di Matera, tra Metaponto e Nova Siri ed è completamente sabbioso, di ampiezza variabile di circa 20 metri dalla battigia e con un profilo dunale in continua erosione.
Procedendo lungo il litorale, da nord-est verso sudovest, si incontra, al confine pugliese, il lago Salinella, unico lago salmastro della zona, situato alla foce del fiume Bradano e subito dopo si trova l’incantevole Riserva Statale di Protezione di Metaponto, estesa per ben 240 ettari tra le foci dei fiumi Bradano e Basento. Vicino a questa è un’altra oasi naturale, la Riserva Statale biogenetica di Marinella Stornara, con i suoi 45 ettari di boschi e le pinete che continuano, quasi ininterrottamente, nei territori comunali di Pisticci e di Scanzano Jonico.

La foce del Fiume Sinni

Quasi al confine con la Calabria si trova il Bosco di Policoro, anch’esso Riserva Regionale, l’ultimo lembo di un’estesa foresta planiziaria che un tempo era compresa tra le foci dell’Agri e del Sinni e si spingeva fino ai monti del Pollino.
A poca distanza da Policoro, si trovano le rovine dell’antica città di Heraclea, importante centro della Magna Grecia sorto nel VI secolo a.C., dove nel 280 a.C. i Romani combatterono Pirro; all’interno dell’area si può visitare Il Museo archeologico nazionale della Siritide, inaugurato nel 1969, ricco di reperti rinvenuti nell’area, catalogati secondo un percorso cronologico, dal neolitico all’età romana.
Nell’entroterra, per un’area di circa 800 km², cinque fiumi lucani che sfociano nel Mar Ionio, il Bradano, il Basento, il Cavone, l’Agri e il Sinni, attraversano la piana alluvionale del metapontino.
Sono molti gli animali che si possono incontrare in questa zona, dalla lontra agli uccelli che si ammirano durante il periodo della migrazione, come la Sterna Zampenere, la Sgarza Ciuffetto l’Airone, il Mignattaio, l’Airone Rosso, il Cavaliere d’Italia, il Falco Pescatore, il Nibbio Reale e quello Bruno, giusto per citarne i più rappresentativi. In passato sono state avvistate anche la Tartaruga Marina e la Foca Monaca.

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