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La “città dei papi” e i suoi dintorni, il viterbese

Sede pontificia nel XIII secolo, Viterbo fu per 24 anni il luogo in cui vissero o furono eletti vari Papi. La provincia, conosciuta anche con il nome di Tuscia, si estende su un territorio di oltre 3.600 chilometri quadrati, con oltre 320.000 abitanti distribuiti in 60 comuni. Per la sua posizione geografica, attraverso le zone di confine con le altre regioni, sono entrati a far parte della tradizione culinaria di questo territorio importanti elementi derivati dalla cucina toscana, dalla umbra e da quella romana creando così un ineguagliabile e straordinario mix, di odori e sapori, che si affiancano alle specialità autoctone di grande prestigio. Ricca di storia e bellezze naturali, questa provincia non teme per nulla la vicinanza con la prestigiosa “Caput Mundi”.

ALLE ORIGINI DELLA “TUSCIA”

In origine il territorio della Tuscia viterbese, oggi corrispondente alla provincia di Viterbo, era compreso nell’Etruria, detta in latino Hetruria o Aetruria dai suoi abitanti, detti appunto Etruschi o Etrurii. “Tuscia” è la denominazione ufficiale dell’Etruria stabilita nel riordinamento amministrativo dell’Italia antica operato dall’imperatore Diocleziano, ma già da tempo era un nome diffuso nell’uso corrente di quell’epoca. Nei documenti medievali appaiono differenti Tuscie: la Tuscia Romana, quella ducale e quella longobarda. Delle varie “Tuscie” oggi è la provincia di Viterbo ad ereditare questo nome importante: la ricchezza delle antiche vestigia, testimoni di un passato storico di rilievo, riporta il visitatore di queste terre indietro nel tempo, in un’appassionante riscoperta di rocche medievali, rovine romane, terme, necropoli e città etrusche. La cucina tradizionale della Tuscia viterbes, ha avuto modo di evolversi avendo come ascendente due variabili fondamentali: la posizione geografica del territorio e la disponibilità dei prodotti presenti spontaneamente sul terreno quali ad esempio erbe selvatiche, funghi, castagne, nocciole o derivati dalla coltivazione della campagna e senza dimenticare il profumo delle due erbe odorose più caratteristiche di questa zona quali la mentuccia e i fiori di finocchio selvatico.

QUATTRO PASSI SUL LAGO DI VICO

Secondo la leggenda, il Lago di Vico ebbe origine dalla clava che Ercole infisse nel terreno per sfidare gli abitanti del luogo; nessuno riuscì a rimuoverla. Quando lo fece Ercole, sgorgò un fiume d’acqua che andò a riempire la valle, formando così il lago. Il Lago di Vico è in realtà il risultato dell’attività vulcanica ed è quello che meglio ha conservato la caratteristica forma che ne testimonia l’origine. La Riserva naturale del lago di Vico si estende su 3200 ettari, costituiti da boschi d’alto fusto, lago, coltivazioni di noccioleti e castagneti che per la zona rappresentano la risorsa primaria dell’economia. Il lago si estende per circa 12 chilometri quadrati, con un perimetro di 18 km ed una profondità di 50 metri e offre un incredibile varietà di fondali che garantiscono un’infinità di habitat a numerose specie ittiche. La sosta al Lago di Vico offre diverse alternative: ci sono spiagge accoglienti sparse su tutte le sponde del lago, in particolare il litorale più lungo lo troviamo sul versante di Ronciglione. All’interno della Riserva si trovano inoltre anche molte aree picnic munite di tavoli, panche e barbecue. In alcuni punti del lago ci sono diversi sentieri di facile approccio, che consentono di avvicinarsi alla parte di riserva naturale con la presenza di 2 postazioni bird watching. Una in particolare è da segnalare per la presenza dei resti della barca usata nel film di Mario Monicelli “Brancaleone alle Crociate”. È possibile anche godere di una vista fantastica proseguendo sulla strada che costeggia il lago in direzione San Martino al Cimino, appena si sale sul crinale che sormonta il lago dopo pochi chilometri sulla destra si trova un cartello che segnala un punto panoramico, dove grazie ad una struttura ormai in disuso per il lancio dei deltaplani, si può godere della vista del lago dall’alto. Nei giorni di tramontana, guardando sulla destra del monte Fogliano, si può arrivare a vedere persino il mare e le ciminiere di Civitavecchia.

TARQUINIA E IL “GAME FAIR”

La storia di Tarquinia, città madre dell’Etruria, si identifica con quella del Popolo etrusco. Centro dell’Etruria Meridionale, capitale etrusca, cittadina medioevale, luogo archeologico di fama internazionale e di intensa vita culturale, la città di Tarquinia sorge su un’altura, in un’ottima posizione panoramica a 133 metri sul livello del mare, in vista sulla valle del fiume Marta e sul Mar Tirreno. Passeggiando al centro della città si scorgono angoli suggestivi, si viene dominati dalle alte torri, si percorrono anguste viuzze che sfociano improvvisamente in ampie piazze e si possono apprezzare i numerosi cimeli etruschi visitando l’aristocratico Palazzo Vitelleschi, capolavoro dell’architettura gotico-rinascimentale, diventato Museo Nazionale. La necropoli etrusca, che si estende per circa 750 ettari a tre chilometri dall’abitato, in località Montarozzi, accoglie le tombe dipinte più belle e meglio preservate del mondo antico, uniche nel loro genere e paragonabili solamente a quelle egiziane. Famosissima manifestazione da ricordare e giunta alla sua ventiduesima edizione, il Game Fair Italy che si svolge a Tarquinia (quest’anno dal 1 al 3 giugno 2012) e che trae le sue origini in Inghilterra. Si tratta di una fiera evento dedicata alla Natura e sin dalla sua nascita, nel 1950 a cura della Country Landowners Association, l’intento principale di questa manifestazione è sempre stata la valorizzazione di un nuovo tipo di cultura e tradizione legato alla natura e agli animali, attraverso la riunione periodica degli amanti della caccia, pesca, cani, cavalli o più semplicemente della vita campestre. Stand espositivi, eventi, animali, giochi e molto altro sono gli ingredienti di una manifestazione votata al rispetto per l’ambiente, alla passione per gli animali, alle attività sportive ad essi legate, alla acultura e, non ultima, la enogastronomia.

LE TERME DEI PAPI

Una sosta assolutamente piacevole durante ogni visita di questi territori incantevoli è il luogo dove storia, natura e salute si fondono in modo armonioso dando origine ad uno straordinario equilibrio naturale. Sono le Terme dei Papi di Viterbo, un impianto termale che affonda le sue radici in una storia millenaria. Nell’architettura greco-romana le terme erano edifici dotati di ambienti e di attrezzature per bagni caldi e freddi, ma fu nel mondo romano che esse ebbero le progettazioni architettoniche più razionali e imponenti ed una massima diffusione sul territorio. Le terme di Viterbo erano già conosciute dagli antichi Etruschi e già questi avevano scoperto il benessere che possono infondere le acque termali. Furono ampliate dai Romani tanto che i resti delle loro strutture occupano un territorio lungo 11 km. Tre furono le sorgenti termali maggiormente sfruttate: Aquae Passeris, Paliano e Bullicame famosa, quest’ultima, per la citazione che ne fa Dante nell’Inferno e per i disegni con cui Michelangelo Buonarroti riprodusse lo splendido ambiente termale. Apprezzate da molti Papi, tra cui Bonifacio VIII, le proprietà terapeutiche di queste acque termali spinsero il Papa Niccolò V, nel 1450, a costruirsi una residenza per poter accedere più agevolmente alle cure. Oggi le Terme dei Papi, classificate al primo livello superiore dal Ministero della Salute, sono convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale. La ricerca sui benefici effetti delle acque e dei fanghi ha portato alla formulazione di diversi programmi specifici a scopo preventivo, curativo e riabilitativo o semplicemente per restituire una ottima performance psico-fisica.

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