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La ribellione della vodka

Vodka Caviar

In ogni parte del mondo sono nati messaggi di solidarietà nei confronti del popolo dell’Ucraina, invaso in questi giorni dalla Russia; a lato delle iniziative ufficiali promosse dai vari enti internazionali preposti, molte sono le iniziative spontanee, sostenute principalmente dal mondo dei social network.
E’ il caso della “ribellione della vodka”, così come è stata definita da Fox News, commentando un’iniziativa nata nei territori di Stati Uniti e Canada e che sembra si stia estendendo anche in altre parti del mondo.
Nel New Hampshire, ad esempio, dove liquori e vino sono venduti da negozi statali, il governatore ha annunciato la rimozione degli alcolici di fabbricazione e marca russa fino a nuovo avviso, mentre il Ministro delle Finanze dell’Ontario ha ordinato di rimuovere tutta la vodka russa dai negozi fisici e online.
Il web si è mobilitato, utilizzando anche l’hashtag #BoycottRussia, con il quale viene promossa una propaganda di boicottaggio dei prodotti tipici russi, dalla vodka al caviale, fino ai tè, ma anche nei confronti del sistema di messaggistica istantanea Telegram, fondato dal russo Pavel Durov.
Difficile entrare nel merito di questa forma di protesta e comprendere se il boicottaggio di un bene alimentare possa effettivamente essere un’azione efficace nella gestione di una situazione così delicata dal punto di vista umanitario, a prescindere dalla forza mediatica dell’azione.
Come ben sappiamo, nel mondo alimentare, esistono spesso falsi miti, errate credenze e non sempre il vissuto popolare rappresenta il reale valore di un mercato.
Molto interessante è infatti la considerazione che, come ha correttamente segnalato il New York Times, il peso delle importazioni di vodka negli Stati Uniti da parte della Russia rappresenti solo l’1% del mercato: un boicottaggio di questo genere, finisce quindi per penalizzare principalmente la Francia (che rappresenta il 39% dei consumi, principalmente con i marchi Grey Goose, Cîroc, Gallant e MontBlanc), la Svezia del marchio Artic (circa il 19% delle importazioni) o altre realtà, come i Paesi Bassi e la Lettonia, molto più forti della Russia sul tema vodka nel Nord America.
Una nuova testimonianza di come la visione digitale sia spesso distante dalla realtà fisica.

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