Le aspettative dei consumatori nei confronti dell’offerta alimentare fuori dalle mura domestiche hanno subito negli ultimi anni una profonda trasformazione: dalla ricerca del buono si è passati alla ricerca del bello, una tendenza nella quale Instagram e le altre app di condivisione fotografica hanno così condizionato il modo di pensare dei ristoranti, da indurli in certi casi a creare cibo e bevande con il massimo impatto sui social media, mettendo la forma al di sopra della sostanza. Non che i consumatori si siano stufati di fotografare, ma dopo il boom compulsivo che ha caratterizzato i periodo più recenti, ora la tendenza che emerge dalle ricerche di mercato che si incontrano sul web, mettono in evidenza un bisogno che da sempre anima qualsiasi tipo di consumatore alimentare, ma che ora comincia a crescere come un’unica voce.
Sostanzialmente, il nuovo credo dice: va bene buono, va bene bello, ma soprattutto il cibo deve essere sicuro! Il tema della sicurezza alimentare è molto complesso, perché quando si parla di cibo, gli aspetti da tenere in considerazione sono moltissimi, a partire dall’igiene del medesimo, all’igiene di chi lo manipola, agli imballaggi utilizzati, al materiale, agli aspetti microbiologici.
Per chi si occupa di produrre in modo industriale gli ingredienti che vengono offerti al mondo della ristorazione, il tema diventa ancora più complesso, dal momento che l’unico modo di garantire la sicurezza della propria produzione, deriva dal controllo sistematico di tutta la filiera, dal campo di coltivazione in cui nasce l’ingrediente, fino alla consegna al punto vendita che lo trasforma. Un obiettivo che necessita forti investimenti in processi e attrezzature che consentano di raggiungere gli standard più ambiziosi e che possono essere perseguiti solo attraverso l’impiego di processi innovativi.
Come disse il medico britannico Benjamin Ward Richardson: “Conserva e tratta il cibo come se fosse il tuo corpo, ricordando che nel tempo il cibo sarà il tuo corpo.”

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