Cultura

Spreco alimentare? Italia ancora bocciata!

La prevenzione degli sprechi alimentari può aiutare l’ambiente e migliorare il nostro futuro sulla Terra, sia per un effetto etico generale, ma anche per il dato che stima un impatto pari al 10% delle emissioni di gas serra a livello globale.

In tutto il mondo esistono organizzazioni che si occupano in modo specifico di monitorare il fenomeno e intraprendere azioni di sensibilizzazione nella direzione di un migliore utilizzo delle risorse alimentari.

È il caso di Spreco Zero, nata nel 2010 in Italia e illustrata dall’inconfondibile tratto di Altan, una campagna permanente di sensibilizzazione sul tema dello spreco alimentare, promossa da Last Minute Market, realizzata in stretta partnership con il Ministero dell’Ambiente e i progetti Reduce e 60 Sei Zero.

Questa iniziativa è diventata rapidamente movimento di pensiero, ma anche strumento di lavoro concreto attraverso la Dichiarazione Congiunta firmata da uomini di scienza e di cultura, insieme a centinaia di cittadini, per individuare obiettivi e contenuti della Risoluzione del Parlamento Europeo del 19 gennaio 2012, unico atto istituzionale europeo sul tema spreco.

Ricordiamo che uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite indica di dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura, comprese le perdite del post-raccolto.

Ogni anno, per esattezza il 5 febbraio, si celebra la Giornata Nazionale di prevenzione dello Spreco Alimentare, che si accoppia alla Giornata Mondiale di Consapevolezza degli Sprechi e Perdite alimentari, che cade il 29 settembre.

Le cause principali dello spreco sono molteplici e alcuni dati sono preoccupanti: più di un terzo dei consumatori in Italia (ovverosia il 37%) dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, il 32% teme di non avere in casa cibo a sufficienza, mentre un ulteriore 32% si lascia tentare dalle offerte della grande distribuzione, mettendo in casa più cibo di quanto riesce effettivamente a consumare.

I dati sullo spreco alimentare del rapporto Waste Watcher 2024 con il focus sull’Italia e un confronto tra i Paesi del G7 forniscono un quadro ancora più agghiacciante: nel 2024 lo spreco alimentare in Italia cresce del 45,6 per cento: ciò equivale a dire che nelle case degli italiani ogni settimana vengono gettati oltre 680 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469 grammi rilevati nell’agosto 2023.

Un dato così clamoroso da risultare quasi non credibile, ma che sottolinea un problema che non sta ancora incontrando una corretta reazione da parte del consumatore finale.

Il mondo della ristorazione, che muove consumi imponenti, ma che ha nel proprio DNA una consolidata cultura di reimpiego e ottimizzazione delle materie prime, si sta, viceversa, muovendo nella giusta direzione?

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